I disturbi dell’umore, la diagnosi

I disturbi dell’umore, la diagnosi

I disturbi dell’umore (chiamati anche “disturbi affettivi”) comprendono oscillazioni del tono dell’umore verso il polo eccitativo (mania) o verso il polo depressivo (depressione).
Depressione e mania sono frequentemente inquadrati come estremi opposti di un “continuum affettivo” o “spettro dell’umore” (Stahl 2000). In questa ormai classica descrizione mania e depressione rappresentano i poli opposti da cui derivano i termini “depressione unipolare” (in cui i pazienti esperiscono soltanto la fase depressiva dell’abbassamento del tono dell’umore) ed il termine “depressione bipolare” (in cui i pazienti esperiscono in tempi diversi sia la fase depressiva con l’abbassamento dell’umore che la fase espansiva con l’elevazione del tono dell’umore). Nella pratica clinica tuttavia si osserva che aspetti depressivi ed aspetti eccitativi possono presentarsi anche contemporaneamente determinando quadri psicopatologici multiformi e particolarmente complessi denominati “stati misti”.
Sia la mania che la depressione possono presentarsi anche in forme attenuate, atipiche e di variabile durata che possono non essere facili da diagnosticare. In alcuni casi vi possono essere oscillazioni dell’umore da un polo all’altro talmente rapide da determinare fenomeni di rapida ciclicità che ne complicano ulteriormente la diagnosi.
Può essere utile inquadrare i disturbi dell’umore come un gruppo di malattie che variano per gravità e presentazione clinica dai temperamenti affettivi (distimia, ciclotimia, ipomania) alle forme a piena espressione clinica (depressione unipolare, depressione bipolare, stati misti) nelle loro presentazioni più classiche fino alle forme più gravi accompagnate da deliri ed allucinazioni (Cassano, 1994)
Nonostante l’apparente semplicità delle descrizioni classiche non è assolutamente facile stabilire quando le oscillazioni fisiologiche del tono dell’umore che ci accompagnano nella nostra vita di tutti i giorni sfocino nella patologia dell’umore. Gli aspetti che ci orientano nella diagnosi possono essere l’entità dell’esperienza depressiva o eccitativa e la sua fissità nelle forme depressive o eccitative “pure”, oppure al contrario possono essere l’estrema mobilità del tono dell’umore nelle forme bipolari o miste ad orientarci.
Nella comunità scientifica internazionale sono stati definiti ed accettati dei criteri standardizzati basati sulla statistica che consentono di separare la “normale” depressione o eccitazione che possono accompagnarci nella vita di tutti i giorni dai disturbi affettivi e quindi di effettuare correttamente la diagnosi di disturbo dell’umore. Tali criteri sono stati riuniti nei manuali diagnostici europei (International Classification of Disease, ICD) e statunitensi (Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, DSM). I disturbi dell’umore codificati nel DSM nella sua più recente edizione (DSM-IV TR) sono:

– Disturbi Depressivi (Depressione Maggiore Singola o Ricorrente, Disturbo Distimico, Depressione Non Altrimenti Specificata)
– Disturbi Bipolari (Disturbo Bipolare tipo I , Disturbo Bipolare tipo II, Disturbo Ciclotimico, Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato)
– Disturbi dell’Umore dovuti a Sostanze o Condizioni Mediche Generali

Per la diagnosi di ognuno di questi disturbi sono previsti specifici criteri. Per tentare di dare un idea a chi non sia un tecnico di come possa essere fatta una diagnosi di un disturbo dell’umore, riportiamo di seguito i Criteri per la Diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore secondo il DSM:

A) Cinque o più dei seguenti sintomi sono stati presenti nello stesso periodo di due settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al funzionamento precedente; almeno uno dei sintomi è o l’umore depresso o la perdita di interesse o piacere per le attività
– umore depresso per la maggior parte del giorno quasi tutti i giorni, come riferito dal soggetto o osservato da altri
-diminuzione marcata di interesse o piacere in tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno quasi tutti i giorni, come riferito dal soggetto o osservato da altri
– significativa perdita o aumento di peso quando non a dieta (es variazione di 5% del peso corporeo in un mese)
– insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni
-agitazione psicomotoria o rallentamento quasi tutti i giorni (osservabile dagli altri, non semplice sensazione soggettiva di irrequietezza o di rallentamento)
– faticabilità o perdita di energia quasi ogni giorno
-sensazione di inutilità o sentimenti di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti) quasi ogni giorno (non solo mere recriminazioni o senso di colpa per essere malati)
-diminuita capacità di pensare o concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno quasi tutti i giorni come riferito dal soggetto o osservato da altri
– ricorrenti pensieri di morte (non solo paura di morire), ricorrenti idee suicidarie senza un piano specifico oppure piano specifico oppure tentativi di suicidio
B) I sintomi non soddisfano i criteri per uno “stato misto”
C), D), E) I sintomi causano disagio significativo o compromissione del funzionamento sociale, occupazionale o in altre importanti aree del funzionamento, non sono meglio spiegati dall’effetto di una sostanza oppure da una condizione medica generale (es da un ipotiroidismo) e non sono spiegati da un lutto (es persistono per più di 2 mesi e compromettono in maniera importante il funzionamento)

È importante sottolineare che i disturbi dell’umore comprendono vari sintomi di cui le alterazioni dell’umore sono soltanto uno. La quantità e la fissità (o estrema mobilità) dell’umore sono effettivamente elementi chiave del disturbo, ma sono soltanto una parte dei parametri da valutare nel processo diagnostico. Come si può capire dall’esempio sopra riportato vi sono altri importanti elementi quali i sintomi vegetativi (appetito, sonno, peso, desiderio sessuale), i processi cognitivi (memoria, attenzione, distorsioni cognitive), il controllo degli impulsi ed altri sintomi somatici (tensione muscolare, dolore, disfunzioni apparenti di organi ed apparati) e fisici (motivazione, interessi, faticabilità) che devono essere accuratamente valutati per effettuare correttamente la diagnosi.
Allo scopo di facilitare la diagnosi di forme attenuate, atipiche o dei sintomi correlati con le forme a piena espressione clinica sono stati progettati degli strumenti psicometrici messi a disposizione sul web dagli psichiatri della Scuola di Pisa sul sito http://www.spectrum-project.net/it/instruments.asp
All’indirizzo seguente è possibile leggere la descrizione e eventualmente scaricare uno strumento specifico per la valutazione dello spettro dei disturbi dell’umore http://www.spectrum-project.net/it/moods/moods.asp

Bibliografia Essenziale:

– Stahl S.“Essential Psychopharmacology” Cambridge University Press 2000
– Cassano G.B. “Manuale di Psichiatria” UTET, 1994
– American Psychiatric Association: “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders,
DSM-IV-TR”; APA press 2000
– Edwards et al “The International Classification of Diseases” World Health Organization, 1979
– Kennedy SH. “Core symptoms of major depressive disorder: relevance to diagnosis and treatment”.Dialogues Clin Neurosci. 2008;10(3):271-7
– Fagiolini A, Dell’Osso L, Pini S, Armani A, Bouanani S, Rucci P, Cassano GB, Endicott J, Maser J, Shear MK, Grochocinski VJ, Frank E: “Validity and reliability of a new instrument for assessing mood symptomatology”: the Structured Clinical Interview for Mood Spectrum (SCI MOODS). Int J Meth Psych Res 8:71-81, 1999

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