Al termine di un serrato dibattito tra probizionisti ed antiproibizionisti sull’uso dei cannabinoidi (che a volte è stato veramente poco scientifico e molto ideologico) la ricerca neurofarmacologica arriva a mettere alcuni punti fermi: sembra attualmente possibile almeno sperimentare gli effetti farmacologici dei cannabinoidi separatamente rispetto agli effetti psicotropi sul sistema nervoso centrale. Una molecola permetterebbe infatti di valutare i possibili effetti farmacologici dei cannabinoidi senza avere effetti psicotropi sul cervello. Il cannabidiolo, isolato dalla marijuana nel 1940 da Adams e collaboratori, non è stato approfonditamente studiato negli anni successivi fino ai primi anni ’90. In seguito, con la vera e propria esplosione degli studi su tutto il sistema cannabinoide, ne sono state studiate le potenziali capacità antiepilettiche, antiossidanti e antiinfiammatorie fino a che, negli ultimi cinque anni, abbiamo assistito ad un progressivo e costante ampliamento dei suoi usi possibili. Data la apparente mancanza di effetti psicotropi di cannabidiolo, dovuta alla sua scarsa affinità per i recettori CB1 e CB2 a cui si legano preferibilmente gli altri cannabinoidi, sarebbe diventato oggi possibile sperimentare tutti gli effetti terapeutici (reali o presunti che siano) di un farmaco attivo sul sistema dei cannabinoidi senza avere fattori di confondimento legati alla azione psicoattiva. Lasciando da parte ogni considerazione in merito all’uso voluttuario dei cannabinoidi e restando con i piedi ben saldi sul terreno della farmacologia clinica possiamo quindi cercare di capire serenamente se sia razionale o meno l’impiego di farmaci ad azione cannabinoide. Questa prospettiva così attraente è tuttavia ancora non completamente documentata. Diventa infatti necessario dare una spiegazione esaustiva degli effetti ipnotici ed ansiolitici alle alte dosi e dei dati preliminari di efficacia antipsicotica descritti da alcuni autori prima di poter concludere sulla mancanza assoluta di effetti psicotropi di cannabidiolo.
Bibliografia essenziale:
Scuderi C, Filippis DD, Iuvone T, Blasio A, Steardo A, Esposito G
Cannabidiol in medicine: a review of its therapeutic potential in CNS disorders.
Phytother Res. 2009 May;23(5):597-602
Mechoulam R, Shani A, Edery H, Grunfeld Y
Chemical basis of hashish activity
Science. 1970 Aug 7;169(945):611-2
Iuvone T, Esposito G, De Filippis D, Scuderi C, Steardo L
Cannabidiol: a promising drug for neurodegenerative disorders?
CNS Neurosci Ther. 2009 Winter;15(1):65-75
Zuardi AW.
Cannabidiol: from an inactive cannabinoid to a drug with wide spectrum of action.
Rev Bras Psiquiatr. 2008 Sep;30(3):271-80
Dottore Pacciardi secondo lei qual’e’ la terapia psicologia piu’ adatta per il disturbi d’ansia ? io ho fatto la psicoterapia ma i suoi effeti sono durati poco!!! In merito a questo le sembrerebbe opportuno prendere in considerazione la terapia cognitivo comportamentale?
Grazie Anticipatamente
Claudio
In linea generale la psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale può essere molto utile in differenti disturbi d’ansia, molto dipende dalla diagnosi esatta. In alcune particolari forme di ansia è opportuno associare la psicoterapia ed il trattamento farmacologico per ottenere i migliori risultati
Dottore Pacciardi sono a chiederle visto vari tentativi di riduzione del farmaco “paroxitina” dopo vari mesi mi ritorna l’ansia con tutte le sue paure (per esempio la paura di perdere il controllo) il medico mi ha consigliato di ritornare ad una copressa all giorno 20 mg.solo che mi da effetti collaterali sulla sfera sessuale! vi sono altre molecole per risolvere il problema? e sono a chiederle secondo lei quando potremo beneficiare della farmaco genetica nei antidepressivi?
Grazie anticipatamente
Senz’altro vi possono essere altre soluzioni sia rimanendo nell’ambito degli inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina (SSRIs) che passando ai nuovi antidepressivi a doppia azione (SNRIs), ovviamente bisogna valutare in base al quadro clinico.
Per quanto riguarda la farmacogenetica degli antidepressivi ha una mole impressionante di dati dalla ricerca di base e pochi dati dalla ricerca clinica per cui non è facile prevedere se e quando potremo vederne le applicazioni
La ringrazio dottore per la disponibilita’ e la chiarezza nelle sue risposte , con stima e ammirazione
Claudio
Egregio dottore sono a chiederle l ‘agomelatina protrebbe essere un farmaco efficace per i disturbi d’ansia? grazie anticipatamente
Esistono studi controllati sull’efficacia di agomelatina nel disturbo d’ansia generalizzata e dati preliminari sulla sua efficacia in altri disturbi d’ansia. Tuttavia credo che sia necessario ancora del tempo prima di poter fare affermazioni certe riguardo all’efficacia di agomelatina nella reale pratica clinica al di fuori degl studi clinicl
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Egr. dottore,
ci sono novità per quanto riguarda l’agomelatina? E’ più indicata per la depressione o per i disturbi d’ansia?
Sebbene vi siano alcuni lavori sull’ansia generalizzata ed alcuni studi in modelli animali la stragrande maggioranza dei dati depone per l’efficacia di agomelatina nella depressione, sopratutto se complicata da disturbi del sonno.
Grazie.
In cosa si differenzia l’agomelatina rispetto agli altri antidepressivi?
In estrema sintesi è il meccanismo di azione del farmaco ad essere completamente diverso. Agomelatina agisce su un sistema di mediatori del sistema nervoso centrale (il sistema della melatonina) che non viene interessato dall’azione degli altri farmaci ad azione antidepressiva.
ho sentito parlare anche su altri forum e siti di questo nuovo Thymanax…è un farmaco che può andare in contrasto con altri medicinali?
Esiste la possibilità che agomelatina interagisca con alcuni farmaci a livello dei citocromi epatici, la prescrizione deve essere infatti effettuata e controllata dallo specialista
Buongiorno…sto assumendo Thymanax e mi sto trovando molto bene! Secondo lei, questo effetto positivo continuerà per tutta la durata della cura (come spero) o è possibile che si possa aumentare/diminuire il dosaggio?
Per quanto riguarda l’agomelatina non esiste adattamento farmacologico e quindi possibilità di tolleranza agli effetti con la possibilità di diminuzione dell’efficacia. Sarebbe quindi altamente probabile continuare ad avere effetti positivi senza modifiche di dosaggio salvo oscillazioni del quadro psicopatologico
Buongiorno in quadro generale di disinteresse, profonda tristezza, rallenatamento, perdita di appetito e talvolta crisi di pianto su prescrizione dello specialista thymanax, dopo quanto può ragionevolmente vedersi un minimo effetto/miglioramento, per ora ho un sonno immediato dopo l’assunzione.
Normale che il primo effetto sia la regolarizzazione del sonno. Per quanto riguarda l’effetto sul tono dell’umore il tempo necessario per cominciare a vedere qualche effetto varia da una a due settimane
buonasera e buon anno a tutti!
Ho 33 anni, to assumendo daparox (20 gocce a giugno, poi gradualmente fino a 40 da metà settembre) da metà ottobre ho iniziato terapia anticoncezionale (nuvaring:etonogestrel e etinilestradiolo) e da inizio novembre ho aggiunto Lamotrigina (50mg). Il tutto accompagnato da psicoterapia: l’ansia mi è diminuita,il sonno regolarizzato, ma ho continui sbalzi d’umore e non vedo grandi progressi nell’andamento depressivo (passo da esaltazione a sconforto totale). Il mio psichiatra dice che la cura è giusta, ma io comincio a dubitarne e sono tentata di smettere.
I momenti di difficoltà e di sconforto sono proprio quelli in cui è più opportuno confrontatrsi con il terapeuta, è normale chiedere ulteriori spiegazioni se una situazione non ci è chiara. Se i dubbi non vengono esplicitati il suo terapeuta potrebbe anche ipotizzare che non ve ne siano.. In ogni caso la sospensione del trattamento è qualcosa da farsi sotto stretto controllo specialistico, in particolare per la paroxetina
anch’io ho avuto, come Riccardo, un effetto immediato sul sonno con l’assunzione del Thymanax…leggo anche in altri forum che è uno dei primi e più evidenti benefici. Ne emergeranno altri in futuro?
Direi di si, che è altamente pobabile.. l’effetto positivo sul tono dell’umore di solito è il passo successivo
tono dell’umore significa che anche l’ansia verrà ridotta? o le due cose non sono collegate?
grazie
Come succede per il diabete e l’ipertensione vi sono malattie che tendono frequentemente a presentarsi nello stesso paziente, questo succede anche per alcuni disturbi psichici